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Il Rinascimento e la centralità dell’uomo 

Fin dal Rinascimento in Toscana si pose lo sguardo sulla centralità dell’uomo, delle sue opere e delle sue scelte. La ricchezza dei commerci e degli scambi culturali permisero dai primi anni del XV secolo di porre, al centro degli interessi socio-culturali, riflessioni che riguardavano la scienza, l’arte, ma anche il diritto.

L'esperienza precedente umanistica, ottenuta con la scoperta dei classici, come affermava Eugenio Garin, ha come caratteristica fondamentale la formazione spirituale, morale e civile dell'uomo. Gli interessi puramente "umani" e lo spirito civile animano la prima grande stagione dell'Umanesimo, soprattutto dell'Umanesimo fiorentino, e stanno a fondamento della concezione dell'uomo e della natura che si avrà con il Rinascimento. Secondo Burckhardt, tale percezione poneva l’accento sul singolo individuo, come un soggetto unico in tutto il creato, in grado di autodeterminarsi e di coltivare le proprie doti, con le quali potrà vincere la Fortuna (nel senso latino, "sorte") e dominare la natura modificandola.

La valorizzazione di tutte le potenzialità umane risultava alla base della dignità dell'individuo e grande peso veniva dato ora alla dialettica, allo scambio di opinioni e informazioni, al confronto. Gli ideali degli umanisti erano condivisi dalla maggiore fetta della società borghese, soprattutto perché si riflettevano nella prassi che si andava definendo. Gli stessi intellettuali provenivano spesso dalla società artigiana e mercantile, già impregnati degli ideali di etica civile, pragmatismo, individualismo, competitività, legittimazione della ricchezza ed esaltazione della vita attiva.

La centralità dell’uomo e dei suoi diritti, dal Granducato alla Costituzione della Regione

Tali principi sono, nel tempo, guida dei successivi periodi storici. Primo fra tutti quello che caratterizza il Granducato di Toscana sotto la dinastia dei Medici dove grazie ad opere di mecenatismo fiorirono le arti, si realizzano grandi opere e a livello amministrativo-giuridico si prendono decisioni che precorrono i tempi come la distribuzione delle terre a coloro che provenivano da altri territori, la riforma dei tribunali centrali e periferici con la quale si assicura i diritti soggettivi dei sudditi fino alla legge del 30 novembre 1786, che per la prima volta in Europa abolisce tortura e pena di morte, e che recepisce l’Illuminismo penale di Cesare Beccaria.

In sostanza in terra toscana nei vari secoli si venne a dare sostanza a quei principi etici-civili che nutriranno la Costituzione Italiana e porteranno nel 1970 la costituzione della Regione Toscana come spazio decisionale politico-amministrativo.

Ufficialmente le Regioni italiane nascono con la Costituzione della Repubblica del 1948 e integrate nel 1963, ma è nel 1970, quando furono per la prima volta eletti i consigli, che si ebbe la struttura operativa amministrativa effettiva. Da allora questo spazio decisionale ha preso, più volte, posizione di fronte a tematiche di portata nazionale ed internazionale sui diritti umani e civili ponendo in evidenza quelle radici di matrice rinascimentale.

L’Istituto pertanto intende proporre dei percorsi di riflessione sulle norme costituzionali, sulla giustizia e sulla gestione delle regole nei contesti vitali, in considerazione che sono sempre più ricorrenti nelle comunità scolastiche e in quelle di vita, episodi di esasperazione e di aggressività, e difficoltà a percorrere i sentieri del dialogo. Attraverso questo percorso, che proviene da lontano, s’intende promuovere laboratori sul valore della regola e uno studio sul concetto di giustizia nella storia a partire da foto/immagini che hanno cambiato prospettive di interpretazione ed hanno a loro modo aiutato a far crescere in umanità.

 

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